Il bisnonno dello Swatch si chiamava Proletario. Nacque nel 1867 da
un'intuizione di Georges-Frédéric Roskopf, orologiaio tedesco di nascita e
svizzero d'adozione, che dopo molti anni di attività nel settore creò un
orologio da tasca di prezzo abbordabile per tutti. Il brevetto era all'insegna
del risparmio nel movimento (meccanismo, 57 pezzi invece di 100), nelle
decorazioni (nessuna incisione sulla cassa) e nei materiali (l'umile ottone al
posto dell'argento o dell'oro). Mancava perfino il dispositivo di messa
all'ora: per sincronizzare l'orologio con la pendola di casa bisognava spingere
le lancette con le dita. Il Proletario - nome certamente ispirato dai movimenti
socialisti dell'epoca - ottenne un buon successo commerciale, ma dopo cinque
anni Roskopf cedette l'attività, forse perché logorato dall'ostilità dei fabbricanti
che vi ravvisavano una "svalutazione" della produzione svizzera.
Però
l'orologio gli sopravvisse ed ebbe un successo tale che la denominazione
Roskopf passò a identificare l'intera categoria degli orologi economici
svizzeri. Con l'apparizione dei prodotti orientali al quarzo, il declino fu
brusco e irreversibile. Nel 1983, proprio mentre i "roskopf"
sparivano, si affacciava sul mercato europeo il loro successore. Al quarzo, ma
sorprendentemente simile al suo bisnonno: prezzo stracciato, semplicità
costruttiva, materiali umili (plastica) e aspetto dimesso. I primi Swatch erano
come quello della foto sotto, i colori e il fenomeno di moda sono arrivati in
seguito.
Il 2013 celebra i 30 anni dall'avvento dello Swatch e i 200 dalla nascita
di Roskopf. Una coincidenza significativa e l'occasione di ricordare che lo
Swatch non ha solo un padre (Nicolas Hayek) ma anche un bisnonno.
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