Gli
orologi falsi sono da sempre la spina nel fianco dei produttori svizzeri,
ancora più delle interpretazioni troppo elastiche della denominazione Swiss
Made. A quest'ultimo problema la nuova legge di cui ho trattato recentemente
dovrebbe porre un rimedio almeno parziale. La lotta ai falsi, invece, è ben
lontana da un esito definitivo. I primi casi risalgono agli Anni 70, nel 1983
ci fu la prima sentenza favorevole ad alcune Case svizzere contro fabbricanti
di Hong Kong che commercializzavano copie servili di prodotti elvetici. Il
fenomeno è cresciuto con l'avvento di internet e delle migliaia di siti che
vendono "repliche" online.
Le
Fédération Horlogère (FH, Confindustria dell'orologeria) reagisce con campagne
d'informazione volte a mettere in guardia contro acquisti che sembrano
innocenti ma che in realtà finanziano organizzazioni criminali dedite non solo
al furto della proprietà intellettuale ma anche allo sfruttamento del lavoro
minorile e al traffico di stupefacenti. Nella foto sotto, una delle affiche
vincenti del concorso bandito per la giornata 2013 contro i falsi:
protagonista un orologio creato con rifiuti metallici.
La
battaglia giudiziaria procede parallelamente alla dissuasione del pubblico. La
settimana scorsa sono state rese note le cifre del 2012. L'azione più eclatante
è stata il sequestro di 80.000 orologi falsi a Dubai, tempio mediorientale
dello shopping. Il totale degli orologi falsi distrutti l'anno scorso ammonta a
un milione. La FH ha inoltre ottenuto il blocco di 160.000 vendite all'asta
online, quasi tutte su piattaforme cinesi. Lo strumento più sofisticato della
lotta è il programma di web-intelligence sviluppato in collaborazione con una
scuola di informatica, che permette di sorvegliare l'attività di 3.600 siti
alla settimana e di inviare 250 diffide al giorno. Nel 40% dei casi è
sufficiente questo perché molti host preferiscono disfarsi dei clienti scomodi
per evitare un'azione giudiziaria. Nel 2012, 14 processi per violazione dello
Swiss Made sono stati celebrati negli Stati Uniti.
Risultati soddisfacenti? Solo se li si prende per
ciò che sono: un piccolo deterrente, una goccia nell'oceano di violazioni che
spesso si fanno beffe degli strumenti impiegati per combatterle. Basti pensare
al numero di siti che pubblicizzano impunemente le "repliche", in
diversi casi come rispettabili (?) inserzionisti di altre piattaforme, e
vantando la qualità dei movimenti svizzeri (!) al loro interno. La caccia ai
falsi ricorda un po' la lotta dello sport pulito contro il doping: sempre in
ritardo, costretta a inseguire. Ma nel ciclismo, almeno, i clienti del dottor
Fuentes e degli altri apprendisti stregoni preferiscono la discrezione.
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