10.12.19

Rolex pro e contro: chi ha ragione?

Rolex non è solo la marca di orologi più famosa del mondo. È anche il campo di battaglia dove si fronteggiano gli ultras del pro e del contro, opposti fanatismi che faticano a dialogare. Per i tifosi sono gli orologi più belli del mondo, imitati da tutti ma inimitabili, ambiti, noti anche a chi non sa nulla di strumenti per la misura del tempo. Per i nemici sono pacchiani status symbol da nuovi ricchi, sopravvalutate repliche di se stessi, fenomeno pubblicitario e di moda.
Da parte mia, avendo frequentato il mondo dell'orologeria vintage e contemporanea per un quarto di secolo e dedicato due libri a Rolex, sono arrivato alla conclusione che i fan più accesi hanno ragione per i motivi sbagliati e che i loro rivali hanno torto per i motivi giusti.


In altre parole: secondo me Rolex è la marca più importante degli ultimi cento anni perché è quella che ha influito maggiormente sullo sviluppo dell'orologio da polso. La sua età d'oro si colloca tra il 1926 (lancio dell'Oyster) e il 1956 (Day-Date). Il Datejust (1945) è il prototipo dell'orologio da polso moderno: impermeabile, automatico, provvisto di datario. Da almeno cinquant'anni tutte le Case importanti hanno un orologio di questo tipo in catalogo. Se ai modelli citati aggiungiamo il Submariner e gli altri "professionali", tutti nati nei primi Anni 50, ecco che completiamo la gamma non solo di Rolex ma di quasi tutti i fabbricanti. Dunque sono sostanzialmente d'accordo con i fan e trovo stucchevoli i post e i video nei quali sedicenti esperti spiegano perché non compreranno mai un Rolex. Ho l'impressione che la motivazione autentica si possa sintetizzare nella frase seguente: provo ad andare controcorrente perché altrimenti non saprei come farmi notare.
Sul versante opposto mi lasciano perplesso certe espressioni di fanatismo, cominciando dall'astruso gergo per iniziati che continua ad arricchirsi di vocaboli nuovi. Quadranti tropicali, scritte rosse, coroncioni, cornini e amenità consimili sono gli elementi costitutivi di una cultura basata su congetture, nozioni non verificabili e leggende urbane confezionate da esperti interessati che approfittano di un vuoto importante: al contrario di altre Case importanti, Rolex non ha pubblicato un libro ufficiale sulla propria storia. In compenso, sono uscite diverse opere non autorizzate, tra le quali i miei "Rolex dalla A alla Z" (2007) e "Rolex 1905-1960" (2018) su cui non posso pronunciarmi per evidenti ragioni di opportunità. Quanto alle altre, si tratta spesso di cataloghi illustrati, compilati da operatori di mercato o collezionisti e - salvo qualche eccezione, ad esempio l'ottimo "The best of time" di James Dowling e Jeffrey Hess - abbastanza poveri di informazioni. Gli innumerevoli blog e forum Rolex presenti sul web aiutano fino a un certo punto perché scontano il medesimo peccato originale: ad animarli sono per lo più commercianti o appassionati che sanno o giurano di sapere tutto sul font adottato nei certificati di garanzia del 1973 ma non hanno mai sentito nominare Aegler. Chi era costui? Pochi tra i sedicenti esperti che ho incontrato hanno saputo rispondere. Comprensibile: Aegler non fa vendere, i cornini sì.


Non c'è dunque da stupirsi se i Rolex vintage più importanti, per molti collezionisti e la totalità dei mercanti, sono quelli che, all'epoca della loro produzione, hanno avuto meno successo. Primo fra tutti il Daytona a carica manuale, che la Casa, preso atto dello scarso interesse del pubblico, produceva in quantità relativamente limitate rispetto agli standard abituali. Circostanza che non giustifica certi prezzi, anche perché appare difficile sostenere la rarità di oggetti che ho visto in almeno cinquanta esemplari distribuiti tra non più di una trentina di rivenditori. Quanti altri ce ne saranno, in giro? Cinquecento? Cinquemila? Cinquantamila? Perché è così facile trovare un orologio definito "raro"? Lascio le ipotesi a chi ha avuto la pazienza di seguirmi fin qui.
In definitiva, penso che i detrattori abbiano torto quando snobbano Rolex, ma che a volte lo facciano per i motivi giusti: certi tic del mercato sono puramente speculativi, frutto di una promozione scaltra che presenta analogie interessanti con quella praticata nel settore dell'arte contemporanea.

          
Volendo compilare una lista dei "must" per il collezionista Rolex attento alla storia della marca e dell'orologeria in generale, mi sembra indispensabile partire dalla premessa che l'importante sono il nome dei modelli e la ragione della nomination, non i numeri di referenza. Il risultato è il seguente, in ordine puramente cronologico:
1. Oyster degli anni 20/30. Primo orologio davvero impermeabile.
2. Prince degli Anni 30. Stile e tecnologia innovativi (doppio quadrante).
3. Perpetual ("Ovetto") degli Anni 30/40. Impermeabile e automatico.
4. Datejust degli Anni 40/50. Impermeabile e automatico con datario.
5. Submariner degli Anni 50/70. Primo subacqueo per il grande pubblico.
6. Day-Date degli Anni 50/70. Icona del lusso sportivo
7. GMT-Master degli Anni 50/70. Doppio fuso orario semplice e pratico.
8. Daytona degli Anni 2000. Primo movimento cronografico della Casa.
L'assenza di modelli celebrati come il Turn-O-Graph, il Milgauss, l'Oyster Perpetual con fasi lunari o i primi Daytona si spiega con il fatto che non si sono distinti né per l'innovazione tecnica né per il successo presso il pubblico all'epoca in cui sono stati lanciati. Ciò non toglie che possano piacere al collezionista contemporaneo. Secondo me, per esempio, l'Oyster tripla data con fasi lunari è il Rolex più bello di sempre.

 

No comments:

Post a Comment