Benvenuti nella pagina dedicata ad orologi che, per differenti motivi, si possono definire fuori dal comune. Nel menu: la magia del guillochage; uno Zenith da tasca del 1901; la marca Invar; il Chronospeed di A. Schild; il Chronometro Gondolo di Patek Philippe; il Depollier, nonno dei subacquei; un movimento Longines da concorso; il Biostar di Certina; il Double Eagle di Corum; il Chronomètre Royal di Vacheron & Constantin
La magia del guillochage
Il termine "guilloché" - "rabescato",
secondo la traduzione italiana più comune - viene dall'italiano
"ghiocciare", che a sua volta deriva dalle "gocce", cioè
gli elementi decorativi di forma tronco-conica collocati sotto i triglifi
nell'architettura dorica. Il guillochage ebbe origine nel XVI secolo e fu usato in oologeria circa duecento anni
più tardi, diventando un segno distintivo - per esempio - della produzione
Breguet. Come le decorazioni del movimento, aveva un fine allo stesso tempo
decorativo e pratico. Mentre la perlatura del fondo cassa, per esempio, aveva
lo scopo di "catturare" i granelli di polvere per impedire che si
depositassero sul movimento, il guillochage si incaricava di nascondere gli
eventuali graffi e ammaccature presenti sulla superficie metallica.
Poco più di un secolo fa, la creazione di
macchine in grado di compiere un'operazione fin lì totalmente artigianale
favorì la diffusione del guillochage, che negli Anni 40 e 50 conobbe un
successo notevole anche nell'ambito dell'orologio da polso. A usarla fu
soprattutto Vacheron & Constantin (foto in alto, sopra e in basso), che "vestì" numerosi modelli -
soprattutto solo tempo a carica manuale, ma anche automatici - con quadranti
decorati a "chicco d'orzo", a "chiodo di Parigi" o a
"pavé di Parigi", solo per citare alcune delle decorazioni possibili.
Contemporaneamente, altre Case proponevano
modelli con quadranti solo in apparenza guilloché, ma in realtà ottenuti per
stampaggio. È il caso di Omega (foto sopra), Zenith e Rolex: il cosiddetto "nido
d'ape" è la versione economica del "pavé di Parigi". Queste
decorazioni non hanno il rilievo, la finezza e la luminosità del guillochage
autentico, altrimenti detto "manuale" anche se non lo è. Ad eseguire
le incisioni, infatti, è sempre una macchina: la manualità consiste
nell'abilità di un operatore che deve applicare la pressione giusta al pezzo da
lavorare con il bulino, azionando una manovella.
Esistono due tipi di macchine per il
guillochage: quella a linea retta, che produce tratti diritti o spezzati, e il
tornio per guillochage, utilizzato per craere linee curve. Strumenti impiegati
tuttora dagli specialisti di un mestiere che che sta tornando d'attualità dopo
aver rischiato di scomparire negli Anni 80. Esiste anche un corso, promosso
dalla Confindustria svizzera dell'orologeria (Convention Patronale), la cui
ultima fase si svolge in parte presso Stern, ovvero il fabbricante ginevrino
che realizzava i quadranti per Vacheron & Constantin nell'epoca d'oro del
guillochage.
I movimenti degli orologi illustrati non hanno
evidentemente nulla da invidiare ai quadranti. Benché privo del Punzone di
Ginevra, il Calibro 454 (carica manuale, secondi al centro) presenta una
qualità di finitura superiore al movimento di partenza, fornito come sempre dal
partner LeCoultre. Tra le differenze, la regolazione micrometrica a collo di
cigno, la regolazione a temperature e posizioni diverse, lo smusso manuale dei
bordi dei ponti. Queste le altre caratteristiche: 17 rubini, spessore 5 mm,
diametro 28,8 mm (12 linee e mezzo), 18.000 alternanze/ora.
Quando Zenith non si chiamava Zenith
Invar
Ma non aveva fatto i conti con il genio di Guillaume, che nel 1913 creò una nuova lega, ancora meno sensibile alle variazioni di temperatura: l'elinvar (ELasticità INVARiable), che a partire dal 1919 consentì di fabbricare spirali compensanti, ponendo le premesse per il passaggio dai bilancieri bimetallici ai monometallici, metà anni 30. Dettaglio importante per la datazione del vintage: un movimento con il monometallico, salvo eccezioni rare, non può essere anteriore al 1935. Guillaume vinse il Premio Nobel nel 1920. E la marca Invar? Rimase in vita fino agli Anni 70, malgrado il nome abbondantemente superato dagli eventi (nel frattempo era stato creato il Nivarox, tuttora in uso), ma in un segmento di mercato che non aveva niente a che fare con l'ambizioso debutto: quello degli orologi meccanici economici "Roskopf".
Il Chronospeed di A. Schild
Il Chronometro Gondolo di Patek Philippe
Il
Chronometro Gondolo fu creato da Patek Philippe per la gioielleria
Gondolo & Labouriau di Rio de Janeiro, concessionario della Casa fin
dal 1872. La fabbricazione, avviata nel 1900, rispondeva ad esigenze
definite dal committente in un capitolato d'oneri che riguardava quattro
aspetti del movimento in grado di distinguerlo dal resto della
produzione contemporanea di gamma alta: 1. Scappamento ad ancora
"moustache", dotata di vistosi contrappesi laterali; 2. Camma graduata
per la regolazione micrometrica della racchetta; 3. Tre ruote in oro
rosa 9 carati: la quarta, l'intermedia e la minuti; 4. Boccola quadrata
sull'albero di carica.
Tra
queste finezze costruttive, l'unica veramente utile è la seconda perché
consente di intervenire sulla racchetta con estrema precisione. Il
moustache no perché all'epoca esistevano già ancore in possesso di un
bilanciamento adeguato; Patek usò l'ancora "baffuta" fino agli Anni 20,
ma per ragioni principalmente estetiche. Le ruote in oro avrebbero un
efficace funzione antimagnetica solo se fossero nello stesso metallo (o
almeno in ottone) anche la ruota di scappamento e l'ancora. Quanto alla
boccola quadrata, il suo scopo era agevolare gli interventi di
riparazione, consentendo agli orologiai di caricare e scaricare più
facilmente il movimento una volta rimossa la corona; ma qualunque
tecnico disponeva degli strumenti necessari per l'operazione.
L'impressione, in definitiva, è che queste soluzioni siano state
adottate per garantire l'esclusività del prodotto, senza vantaggi
significativi in termini di prestazioni.
Queste le altre caratteristiche del movimento, oggetto di brevetto nel 1891 ("pat. 13 Jan 1891", si legge - a fatica - in basso): ponti in ottone dorato dall'architettura elegante e complessa (quello centrale a S è un po' un marchio di fabbrica Patek), ruote di carica a denti di sega (o "di lupo"), esecuzioni in 18/19/20/21 rubini, spirale Breguet, bilanciere bimetallico compensato, nove dimensioni diverse (da 10 a 22 linee).
Nel caso del Gondolo, la definizione di cronometro non corrisponde a un certificato rilasciato da autorità di controllo ufficiali. La normativa vigente all'epoca consentiva al fabbricante di compiere in casa le verifiche e le regolazioni che giudicava opportune per incrementare la precisione.
Depollier: il primo orologio impermeabile
Biostar di Certina - L'orologio bioritmico

Aquile al polso - Il capolavoro di Corum

Il Cronometro Regale di Vacheron & Constantin
Questo esemplare del 1901 è interessante per
diverse ragioni. La prima è il nome che appare sul quadrante: Georges-Favre
Jacot è il fondatore dell’omonima manifattura di Le Locle, che in poco più di
trent’anni – a partire dal 1867 – si è sviluppata fino a raggiungere i 600
dipendenti e una produzione di 100.000 orologi l’anno. Nel 1897, la Casa ha
registrato un marchio destinato a promuovere la qualità dei suoi segnatempo da
tasca: “Zenith”, come il punto più alto del firmamento e, dunque, della
precisione. Il successo della collezione è tale che, nel 1911, la ragione
sociale dell’impresa muta in Zenith. Ma nel 1901 buona parte dei prodotti porta
ancora il nome del fondatore.
L’altra caratteristica interessante è
illustrata dall’iscrizione sul fondo interno della cassa. Si tratta di un
orologio creato appositamente per il Concorso Federale di Tiro organizzato a
Lucerna nel 1901, e destinato a premiare uno dei vincitori. La casa di Le Locle
è stata spesso partner ufficiale della manifestazione (1903, 1906, 1907,
1913,…), ma solo nel 1901 ha “firmato” i suoi orologi celebrativi con il nome
originario della ditta.
L’iscrizione sul bordo del certificato ci
ricorda che la Casa è reduce da un successo importante: la medaglia d’oro
conquistata all’Esposizione Mondiale di Parigi nel 1900. Il testo conferma che
l’orologio è un esemplare “fuori serie” commissionato per il Concorso di tiro.
Inoltre, ha superato con successo i test di precisione cui l’ha sottoposto per
8 giorni l’Ufficio d’Osservazione ufficiale di Le Locle.
Diversamente dal Calibro 19-278B lépine
standard, il movimento che anima questo esemplare è provvisto di regolazione
micrometrica a collo di cigno al posto della racchetta convenzionale. La cassa
in argento è riccamente decorata con motivi ispirati alla manifestazione.
Come prescrive il regolamento degli Uffici di
Controllo, sul documento rilasciato dall’agenzia di Le Locle appaiono le
caratteristiche fondamentali dell’orologio: scappamento ad ancora e spirale
Breguet.
Invar
Dietro questo solo tempo in argento databile
tra il 1915 e il 1918, dotato di movimento di buona qualità (scappamento ad
ancora, bilanciere bimetallico, tre rubini in castoni d'oro), si nasconde una
storia singolare. "Invar" (abbreviazione di "Invariabile")
è il nome con cui il fisico Charles-Edouard Guillaume battezzò la lega
metallica di sua invenzione (1899), caratterizzata da un coeficciente di
dilatazione 15 volte più basso dell'acciaio e adottata dall'industria
orologiera per la fabbricazione delle spirali. Poco dopo, un certo Achille Hirsch,
fabbricante di La Chaux-de-Fonds, si "appropriò" del nome
registrandolo come marchio per la sua produzione di qualità superiore, contando
proprio sull'attrazione commerciale esercitata dalla novità.
Ma non aveva fatto i conti con il genio di Guillaume, che nel 1913 creò una nuova lega, ancora meno sensibile alle variazioni di temperatura: l'elinvar (ELasticità INVARiable), che a partire dal 1919 consentì di fabbricare spirali compensanti, ponendo le premesse per il passaggio dai bilancieri bimetallici ai monometallici, metà anni 30. Dettaglio importante per la datazione del vintage: un movimento con il monometallico, salvo eccezioni rare, non può essere anteriore al 1935. Guillaume vinse il Premio Nobel nel 1920. E la marca Invar? Rimase in vita fino agli Anni 70, malgrado il nome abbondantemente superato dagli eventi (nel frattempo era stato creato il Nivarox, tuttora in uso), ma in un segmento di mercato che non aveva niente a che fare con l'ambizioso debutto: quello degli orologi meccanici economici "Roskopf".
Il Chronospeed di A. Schild
Il Chronospeed fu creato intorno al
1970 e fabbricato in poche centinaia di esemplari, probabilmente a causa del
fatto che, quando nacque, la sua tecnologia era ormai superata. I movimenti ad alta frequenza
(36.000 alternanze/ora) erano stati lanciati nel 1966 da Girard-Perregaux, la
prima ad arrivare sul mercato. I suoi cronometri Gyromatic
HF (Haute Fréquence) vantavano una precisione che consentì di superare i severi
test dell’Osservatorio di Neuchâtel senza ricorrere alle finiture manuali
tipiche degli esemplari “da concorso” e furono commercializzati con la garanzia
di uno scarto non superiore ai 2 secondi al giorno. Sembrava la soluzione
ideale, ma ben presto ne emersero i limiti: l’alta frequenza comportava un
consumo d’energia maggiore e un incremento sensibile degli attriti; al posto
della lubrificazione convenzionale con prodotti liquidi si resero necessari
procedimenti a secco di difficile e costosa attuazione. Problemi che finirono
con il vanificare i vantaggi tecnologici e commerciali ottenuti, determinando
l’abbandono delle 36.000 alternanze/ora nel giro di una decina d’anni. L'unica
eccezione fu il movimento El Primero di Zenith, ma non è un caso che Rolex,
quando lo adottò per il suo Daytona automatico (1988), ne ridusse la frequenza
a 28.800 a/h proprio per ragioni di affidabilità.
Ma torniamo al Chronospeed. Il movimento
era il calibro AS 1920/2, numero che appare sotto la sigla ASSA, che significa
A. Schild Société Anonime. Si tratta del produttore di movimenti generalmente
conosciuto come AS. Sulla copertina della
brochure appare un certificato di precisione cronometrica bene in vista, ma la
dicitura Chronometre non appare sul quadrante dell'orologio. Forse non rimaneva
lo spazio, con tutto quello che ci avevano stampato sopra...
Queste le caratteristiche
principali del movimento: diametro da 12 linee 1/2; autonomia di 45 ore; ruota
centro in bronzo-berillio; scappamento Clinergic 21 (quello che debuttò sul
mercato con Girard-Perregaux); regolazione fine AS2 (logo sulla parte superiore
del quadrante); rotore a carica monodirezionale montato su cuscinetti a sfera
(logo sulla parte inferiore); funzione d'arresto del bilanciere (tirando la
corona); correzione rapida della data (premendo la corona); correzione del
giorno nei due sensi.


Queste le altre caratteristiche del movimento, oggetto di brevetto nel 1891 ("pat. 13 Jan 1891", si legge - a fatica - in basso): ponti in ottone dorato dall'architettura elegante e complessa (quello centrale a S è un po' un marchio di fabbrica Patek), ruote di carica a denti di sega (o "di lupo"), esecuzioni in 18/19/20/21 rubini, spirale Breguet, bilanciere bimetallico compensato, nove dimensioni diverse (da 10 a 22 linee).
Nel caso del Gondolo, la definizione di cronometro non corrisponde a un certificato rilasciato da autorità di controllo ufficiali. La normativa vigente all'epoca consentiva al fabbricante di compiere in casa le verifiche e le regolazioni che giudicava opportune per incrementare la precisione.

La
maggior parte dei Chronometro Gondolo da tasca hanno cassa Lépine
"aperta" in oro rosa con doppio fondo, rabescato l'esterno e lucido
l'interno (vedi foto sopra); il
quadrante è smaltato bianco con indici romani, minuteria "chemin de fer"
e tre lancette, due in oro (ore e minuti) e una in acciaio azzurrato
(secondi). Tra le varianti, segnalo i secondi centrali, le casse
"Hunter" con guscio frontale chiuso a scatto, alcuni (rari) cronografi, i
movimenti rodiati invece che dorati. Esistevano anche Chronometro
Gondolo da polso, ai quali si ispirano i modelli dell'omonima collezione
moderna.

Nella foto sopra,
un certificato di Chronometro Gondolo. L'ho trovato su internet e non
si riferisce all'esemplare illustrato. "Orologio fabbricato in esclusiva
per Gondolo & Labouriau, nostri unici agenti autorizzati in
Brasile", si legge nell'intestazione. In alto c'è un'avvertenza
stampigliata in rosso, leggibile con difficoltà perché invertita
rispetto al testo principale: "Attiriamo l'attenzione dei clienti sul
punzone speciale inciso sull'anello dell'orologio per impedire le
sostituzioni fraudolente". L'anello è quello che incornicia la corona di
carica e viene utilizzato per la catena. Se la Casa ha fatto ricorso a
questo accorgimento, significa che un secolo fa il mondo dell'orologeria
era già popolato da furbacchioni...
Merita un cenno, infine, l'originale formula ideata da Gondolo & Labouriau per promuovere la vendita. Il prezzo del modello era 790 franchi, più o meno lo stipendio annuale di un orologiaio. I compratori - al momento dell'ordinazione - dovevano impegnarsi a saldare il conto in 79 rate settimanali. Nel frattempo, una volta alla settimana, partecipavano a una lotteria con premi in denaro. I più fortunati vincevano il rimborso totale dell'orologio, purché fossero in regola con i pagamenti. Inoltre, i premi venivano corrisposti solo al termine delle 79 settimane. Il sistema ebbe successo - ben 54 "club" di appassionati parteciparono alle estrazioni - e si rivelò efficace perché garantiva la puntualità nel saldo delle rate e consentiva di aggirare le leggi sul gioco d'azzardo.
I Chronometro Gondolo (tasca e polso) furono fabbricati dal 1900 al 1927/28.
Merita un cenno, infine, l'originale formula ideata da Gondolo & Labouriau per promuovere la vendita. Il prezzo del modello era 790 franchi, più o meno lo stipendio annuale di un orologiaio. I compratori - al momento dell'ordinazione - dovevano impegnarsi a saldare il conto in 79 rate settimanali. Nel frattempo, una volta alla settimana, partecipavano a una lotteria con premi in denaro. I più fortunati vincevano il rimborso totale dell'orologio, purché fossero in regola con i pagamenti. Inoltre, i premi venivano corrisposti solo al termine delle 79 settimane. Il sistema ebbe successo - ben 54 "club" di appassionati parteciparono alle estrazioni - e si rivelò efficace perché garantiva la puntualità nel saldo delle rate e consentiva di aggirare le leggi sul gioco d'azzardo.
I Chronometro Gondolo (tasca e polso) furono fabbricati dal 1900 al 1927/28.


L'affermarsi
dell'orologio da polso, a partire dalle massicce ordinazioni degli
eserciti nei primi mesi della Grande Guerra (1914), rende chiaro che il
nuovo segnatempo, per quanto pratico, presenta alcuni limiti. In
particolare, è più esposto agli urti e all'umidità di un "tasca".
Occorre dunque studiare come proteggerlo. Il problema degli urti sarà
risolto solo negli Anni 30 (Incabloc), mentre il Rolex Oyster arriverà
un po' prima, nel 1926. Ma non è corretto definirlo il primo orologio
impermeabile perché è da almeno una dozzina d'anni che i fabbricanti
propongono soluzioni eterogenee al problema. La stessa Rolex adotta, sul
finire degli anni 10, la cassa che nella foto sopra
equipaggia un modello Cyma: un guscio all'interno del quale è
incernierata la cassa vera e propria con il movimento e la corona,
chiuso dall'alto con una lunetta avvitabile. L'inconveniente salta agli
occhi: bisogna aprire il guscio e sollevare la cassa tutte le volte che
si desidera accedere alla corona di carica. L'orologio è impermeabile,
dunque, ma di uso scomodo.
A Brooklyn (New York) sorge lo stabilimento (sopra)
di un fabbricante di casse che, a partire dal 1916, bombarda l'ufficio
brevetti americano con una serie di rivendicazioni. Si chiama Jacques
Depollier ed è il fornitore di fiducia di Waltham. Cassa, corona, vetro,
fondo: un'invenzione per ciascun componente.


Nei disegni (sopra)
appare uno spaccato della cassa, che è costruita in tre parti -
lunetta, carrure, fondo - ed è caratterizzata da guarnizioni impregnate
di un liquido idrorepellente: le aperture ricavate fra i tre elementi
consentono al liquido in eccesso di "migrare" da una parte all'altra
della cassa.
La corona è a sua volta protetta da guarnizioni, mentre il
vetro è tenuto in sede da due coppie di graffette (visibili
nell'immagine frontale dell'orologio) e sul fondo è inserita una
piastrina d'oro che ha lo scopo di neutralizzare gli effetti del calore
del polso sul movimento.

All'interno
della cassa marcia un movimento di prim'ordine: un calibro Waltham
Riverside che, come la foto svela in modo più convincente di qualunque
descrizione, vanta finiture degne delle Case svizzere di gamma
medio-alta.
Apro una parentesi che mi sembra doverosa. Fu proprio la qualità dei movimenti fabbricati in serie dall'industria americana, svelata agli atterriti fabbricanti svizzeri dall'Esposizione Universale del 1876 (Philadelphia), a convincere gli orologiai della Confederazione che occorreva adeguarsi, pena l'obsolescenza e la scomparsa dal mercato.
Tornando al Depollier-Waltham, la sua tenuta stagna si rivela talmente efficace che l'esercito americano adotta l'orologio negli ultimi mesi della Grande Guerra. Ma la consacrazione internazionale arriva un anno più tardi.
Apro una parentesi che mi sembra doverosa. Fu proprio la qualità dei movimenti fabbricati in serie dall'industria americana, svelata agli atterriti fabbricanti svizzeri dall'Esposizione Universale del 1876 (Philadelphia), a convincere gli orologiai della Confederazione che occorreva adeguarsi, pena l'obsolescenza e la scomparsa dal mercato.
Tornando al Depollier-Waltham, la sua tenuta stagna si rivela talmente efficace che l'esercito americano adotta l'orologio negli ultimi mesi della Grande Guerra. Ma la consacrazione internazionale arriva un anno più tardi.

Il
18 settembre 1919, l'aviatore americano Roland Rohlfs supera gli 11.000
metri di altitudine con il suo triplano, nuovo record mondiale, e lo fa
indossando un Depollier che subisce senza danni lo sbalzo di pressione e
l'esposizione alla temperatura di 44 gradi sotto zero. La pubblicità (sopra)
celebra l'evento con inserzioni a tutta pagina nelle quali si
sottolinea l'impermeabilità dell'orologio: definizione che non si
riferisce evidentemente alla tenuta in immersione (la subacquea
amatoriale non esisteva), ma all'assenza di condensa.

Sul
cofanetto che accompagna l'orologio, i compratori trovano - oltre alle
caratteristiche di tenuta (contro la polvere e l'acqua) in lettere
cubitali - una piccola immagine (in basso a destra) dove si vede il
Depollier immerso in una vasca popolata da pesciolini. Idea che, qualche
anno più tardi, sarà ripresa da Hans Wilsdorf (Rolex).
Perché il Depollier, al contrario dell'Oyster, rimarrà un prodotto di nicchia? La risposta sta nell'immagine della fabbrica che ho inserito all'inizio. O meglio nella didascalia, là dove si legge "fabbricanti di casse in platino e oro massiccio fatte a mano...". La complessa tecnologia della cassa non è compatibile con la produzione su larga scala. Di qui i costi e i prezzi al pubblico troppo elevati, e la rapida scomparsa. Ciò non toglie che, in un museo dell'orologio impermeabile, il nonno del Submariner meriterebbe un posto importante: da numero 1, forse, nell'ordine cronologico.
Perché il Depollier, al contrario dell'Oyster, rimarrà un prodotto di nicchia? La risposta sta nell'immagine della fabbrica che ho inserito all'inizio. O meglio nella didascalia, là dove si legge "fabbricanti di casse in platino e oro massiccio fatte a mano...". La complessa tecnologia della cassa non è compatibile con la produzione su larga scala. Di qui i costi e i prezzi al pubblico troppo elevati, e la rapida scomparsa. Ciò non toglie che, in un museo dell'orologio impermeabile, il nonno del Submariner meriterebbe un posto importante: da numero 1, forse, nell'ordine cronologico.
Un motore truccato Longines
I
movimenti inviati dalle Case svizzere ai concorsi di precisione degli
Osservatori (Ginevra e Neuchâtel, 1945-1968) stanno ai "motori" degli
orologi standard come le auto da rally stanno alle scatole di lamiera e
plastica su cui ci spostiamo in città. In comune hanno solo l'ébauche di
partenza. Produzione industriale da una parte, con l'intervento umano
limitato alla regolazione e al controllo finale. Artigianato di lusso
dall'altra, affidato a maestri orologiai con decenni d'esperienza e un
talento non comune. Ecco un esempio firmato Longines, per la precisione
il Calibro 30L nella versione standard (sopra) e in quella messa a punto per l'Osservatorio (sotto).
Anche
l'occhio del profano nota che il bilanciere di quest'ultima ha un
diametro superiore. Uno sguardo più attento rivela che è del tipo
bimetallico tagliato Guillaume con viti di regolazione in oro. La
spirale è Breguet invece che piana, con curva terminale modellata a
mano. Al posto dei rubini ci sono zaffiri sintetici. L'ancora è lucidata
e smussata sui margini. E ancora: ruota di scappamento concava, leve
arrotondate,... La qualifica di "motore truccato" mi pare giustificata. E
confermata dall'assenza del dispositivo antiurto, inutile in un
movimento che nessuno porterà mai al polso.

Ma
la fabbricazione è solo l'inizio perché poi c'è l'estenuante lavoro di
regolazione. Giorni e mesi di ritocchi infinitesimali, per limare un
decimo di secondo la settimana, controllando i risultati tutti i giorni,
sabati e domeniche compresi. Per creare un movimento da concorso gli
"atleti della cronometria" impiegavano anche tre anni! Nella foto sopra,
la configurazione prescritta dal regolamento degli Osservatori. Il
movimento si trova all'interno di una cassa di ottone e vetro, a sua
volta ingabbiata nel legno: i lati piatti del supporto consentono di
rilevarne le prestazioni in tutte le posizioni. Grazie alla versione
"truccata" del 30L, Longines si è aggiudicata due successi a Neuchâtel
(1961 e 1962), dove Omega, Zenith e Movado dominavano da 14 anni.
Nel
1968, con l'avvento del quarzo, l'epopea dei Concorsi è finita. I nuovi
standard di precisione rendevano necessarie modifiche regolamentari che
non sono mai state varate. Ma c'è un'altra voce (o malignità) che
circola nell'ambiente, rigorosamente ufficiosa e un po' imbarazzante. A
suggerire la sospensione - che poi è diventata abolizione - sarebbero
stati (anche?) i progressi dei giapponesi: i movimenti Seiko diventavano
ogni anno più competitivi...
Nel 2009, il COSC, l'Osservatorio di Besançon e il Museo dell'orologeria di Le Locle hanno varato il Concorso internazionale di cronometria, che si tiene ogni due anni e ambisce a diventare il successore di quelle competizioni affascinanti. Chi vuole saperne di più, visiti il sito http://www.concourschronometrie.org/f/home (solo in francese).
Nel 2009, il COSC, l'Osservatorio di Besançon e il Museo dell'orologeria di Le Locle hanno varato il Concorso internazionale di cronometria, che si tiene ogni due anni e ambisce a diventare il successore di quelle competizioni affascinanti. Chi vuole saperne di più, visiti il sito http://www.concourschronometrie.org/f/home (solo in francese).
Tornando a Longines, ecco (sopra)
un "solo tempo" con il Calibro 30L standard. Creato nel 1955 in due
versioni - 30L con piccoli secondi e 30LS con secondi centrali - il
movimento ha subito una modifica a livello della frequenza nel 1959,
passando da 18.000 a 21.600 alternanze/ora. Queste le altre
caratteristiche: diametro 13 linee 1/4 (30 mm), spessore 4 mm (4,9 con
sec. al centro), 17 rubini, scappamento ad ancora, bilanciere
monometallico a viti (anulare a partire dal 1959).
Biostar di Certina - L'orologio bioritmico

Tra
gli orologi più singolari della storia c'è il Biostar, elettromeccanico
con indicazione dei cicli bioritmici lanciato da Certina nel 1971. La
teoria bioritmica, enunciata tra la fine del XIX secolo e l'inizio del
XX secolo, conobbe una diffusione significativa negli Anni 60 e 70. Essa
distingue tre cicli vitali: fisico (23 giorni: energia, coraggio,
forza), psichico (28 giorni: sensibilità, umore, creatività) e
intellettuale (33 giorni: intuizione, prontezza, sintesi). Ognuno è
composto da giorni positivi e di "rigenerazione". Certina fu la prima
Casa orologiera a tentare di sfruttare la passione per i bioritmi,
dapprima con un orologio meccanico (immagine in bianco e nero) e poi con
un elettromeccanico.

La
sequenza dei giorni buoni e meno buoni è visualizzata sulla finestra
tra le ore 10 e le 2. Il colore bianco indica sempre la "rigenerazione",
mentre il trend positivo è colorato: in rosso sulla curva fisica, in
blu su quella psichica e in verde su quella intellettuale. Una
combinazione "tutta bianca" come quella illustrata nella foto, al
centro esatto della finestra, corrisponde a una giornata totalmente
negativa. La finestrella a ore 3 non visualizza la data, come si
potrebbe pensare, ma il giorno della settimana: il numero 7 corrisponde
alla domenica.

Il movimento (sopra)
è il Calibro Esa 9154, alias Dynotron: creato dal consorzio Ebauches
nel 1964, fu il primo elettromeccanico gestito da un circuito
transistorizzato. Robusto e abbastanza preciso, ma superato rispetto ai
calibri che impiegavano un diapason (Bulova, Omega,...) al posto del
bilanciere-spirale.

Al
momento dell'acquisto, al compratore si chiedeva di fornire la propria
data di nascita (giorno, mese, anno), indispensabile per consentire al
tecnico di programmare le fasi bioritmiche. La data era stampata o
incisa all'interno del fondo cassa (foto sopra),
in modo che fosse possibile rimettere facilmente a punto l'orologio nel
caso, per esempio, che il proprietario l'avesse lasciato fermo più di
una settimana prima di sostituire la pila scarica. Se invece l'arresto
si fosse limitato a qualche giorno, per riprendere il ritmo giusto
sarebbe bastato correggere l'indicazione del giorno a ore 3.

L'esploso sopra
illustra i componenti del dispositivo di visualizzazione, brevettato da
Certina: attraverso due ruote intermedie, la ruota delle ore trasmette
il proprio moto ai quattro dischi, uno per i giorni della settimana e
tre per i cicli bioritmici.


La
Casa aveva pensato a tutto. Se il tecnico riparatore si fosse trovato
in difficoltà, malgrado le istruzioni dettagliate che accompagnavano
l'esploso del dispositivo, avrebbe potuto contattare il Biorythmik
Center di Basilea per richiedere la brochure di cui vedete (sopra)
la prima pagina e per ottenere il calcolo dei dati necessari per la
programmazione, naturalmente dopo aver fornito la data di nascita. Il
Biostar elettromeccanico è rimasto in commercio per pochi anni. I
movimenti al quarzo soppiantarono rapidamente gli obsoleti Dynotron e i
bioritmi passarono di moda, com'è logico per una teoria che non ha
un'attendibilità scientifica provata. Gli esemplari rimasti sono la
testimonianza di un passato bizzarro e, forse, la dimostrazione che gli
orologiai non seguono sempre i principi di una logica ferrea.
Aquile al polso - Il capolavoro di Corum

Verso
la metà del XIX secolo, la Corsa all'Oro in California riversò sul
mercato una tale quantità di metallo prezioso che il Congresso degli
Stati Uniti, temendone la svalutazione, autorizzò il conio di monete da
20 dollari in aggiunta a quelle già esistenti da 10.
La nuova moneta, disegnata nel 1849 da James Barton Longacre, capo-incisore della zecca, aveva il volto della Libertà su un lato e l'aquila americana sull'altro; fu battezzata Double Eagle perché valeva il doppio della moneta da 10 dollari (Eagle).
Oltre un secolo più tardi, nel 1964, Corum brevettò un coin watch diverso dal solito. Non più una metà della moneta utilizzata come fondo cassa e l'altra metà come coperchietto incernierato su una vera e propria carrure, come nel Movado della foto sopra (dove in realtà c'è la medaglia di San Cristoforo, ma il principio è lo stesso) e in tanti modelli sul mercato da decenni.
L'idea era utilizzare un lato della moneta come quadrante, dopo aver tagliato longitudinalmente il pezzo e aver inserito il movimento nella nicchia scavata sul lato opposto. Semplice in teoria, difficile nella pratica. Per quanto sottile, il movimento impediva di conservare lo spessore originario della moneta. Il problema fu risolto sostituendo al bordo una carrure che riproduceva perfettamente la zigrinatura della moneta. Il primo coin watch Corum, fu deciso, avrebbe utilizzato la Double Eagle, cioè la moneta più amata dagli americani. E qui saltò fuori un problema ancora più grosso di quelli tecnici.
In tema di valute, come in altri settori, la legge americana è severa. Tagliare e perforare una moneta d'oro? È vietato perfino al legittimo proprietario dell'oggetto. Cominciò allora una trattativa che si chiuse con un compromesso: il reato non sarebbe stato considerato tale se commesso all'estero, cioè in Svizzera.
Superato l'ultimo ostacolo, una dozzina di Double Eagle furono presentati alla Fiera di Basilea del 1965: tutti venduti il primo giorno, presumibilmente a importatori americani. Seguirono le campagne pubblicitarie (slogan: "Time is Money") e le variazioni sul tema: coin watch ricavati dagli Eagle, Fiorini, Pesos, Krügerrand, ecc. Ma per gli appassionati il "vero" coin watch rimane il Double Eagle. E il più speciale di tutti è quello che vedete sotto.
Nel 1904, il presidente Theodore Roosevelt scrisse al Ministro del Tesoro lamentando che, sotto il profilo artistico, le monete americane erano di una "bruttezza atroce". Il Presidente pensava di avere la soluzione giusta: Augustus St. Gaudens, scultore di origine franco-irlandese, noto per bassorilievi e monumenti equestri, al quale affidò l'incarico di ridisegnare i pezzi da 20 dollari per renderli belli come le monete della Grecia antica.
St. Gaudens scelse una Libertà in cammino con torcia e ramo d'ulivo per il lato frontale e un'aquila in volo per il retro. Il prototipo, coniato nel 1907, era bello ma incompatibile con le esigenze della zecca. Fu necessario ridurre due volte il rilievo per arrivare a una matrice che permettesse di ottenere la moneta con un solo passaggio nella pressa. Nel 1907 entrò in produzione la versione "industriale", che fu coniata fino al 1916 e poi, dopo tre anni di interruzione causa la guerra, dal 1920 al 1933, quando fu promulgata la legge che vieta ai privati di detenere oro americano.
La Double Eagle di St. Gaudens è stata in produzione per 23 anni, contro i 57 della "Longacre". Più recente ma più rara, in altre parole. Questo Corum, dunque, è un pezzo affascinante. Ma con un difetto...
"La moneta americana più bella di sempre", come la definiscono gli esperti di numismatica, ospita un movimento al quarzo! Sembra un sacrilegio, ma quando l'orologio fu creato (1981 circa) la prospettiva era diversa da quella del collezionista odierno. A partire dal 1979, i movimenti al quarzo batterono ogni record non solo nella precisione ma anche nella riduzione dello spessore. Nel 1980 Eta vinse il duello con i giapponesi presentando un orologio che, tutto compreso (movimento, cassa, quadrante, lancette, vetro), stava sotto il millimetro (!) di spessore. Buona parte degli stessi addetti ai lavori pensarono che ormai non ci fosse più storia: il futuro era il quarzo. E Corum aveva una ragione in più per sperarlo: finalmente si potevano creare coin watch quasi identici alle monete anche nello spessore.
Qualche curiosità per chiudere
La moneta ha un diametro di 34,1 mm. L'orologio, a causa della carrure "aggiunta", raggiunge i 36 mm e ha uno spessore di 5. Il peso equivale a un'oncia troy (31,1 grammi) d'oro puro più un 3% d'argento e un 7% di rame. 20 dollari era, al tempo della parità aurea, il prezzo ufficiale di un'oncia d'oro. Il valore attuale del St. Gaudens si aggira sui 1.000 euro.
La piccola "S" sopra l'anno (1915 in questo caso, vedi foto sotto) significa che questo esemplare è stato coniato dalla zecca di San Francisco.
Il motto "In God We Trust", assente dal disegno iniziale per volontà del Presidente che trovava improprio mettere il nome di Dio sul denaro, fu inserito un anno più tardi causa le proteste vibranti del pubblico e del Congresso.
Visto il loro valore, le Double Eagle finivano per lo più nei caveau delle banche o erano impiegate per le transazioni commerciali internazionali, benché, in teoria, fossero utilizzabili anche per gli acquisti di tutti i giorni. Per questo Corum ne ha trovato un numero relativamente elevato in condizioni perfette, premessa necessaria per ricavarne un orologio.
Quasi tutti gli esemplari coniati nel 1933, ultimo anno di produzione, furono fusi prima che uscissero dalla zecca perché le nuove norme li avevano resi, di fatto, illegali. Le eccezioni: due esemplari in possesso dello Smithsonian Institute, una decina di provenienza dubbia, sui quali è in corso una controversia in tribunale, e uno appartenuto al re egiziano Farouk, l'unico in possesso di un privato. Che in un asta del 2002 lo acquistò per 7 milioni e mezzo di dollari.

La nuova moneta, disegnata nel 1849 da James Barton Longacre, capo-incisore della zecca, aveva il volto della Libertà su un lato e l'aquila americana sull'altro; fu battezzata Double Eagle perché valeva il doppio della moneta da 10 dollari (Eagle).

Oltre un secolo più tardi, nel 1964, Corum brevettò un coin watch diverso dal solito. Non più una metà della moneta utilizzata come fondo cassa e l'altra metà come coperchietto incernierato su una vera e propria carrure, come nel Movado della foto sopra (dove in realtà c'è la medaglia di San Cristoforo, ma il principio è lo stesso) e in tanti modelli sul mercato da decenni.
L'idea era utilizzare un lato della moneta come quadrante, dopo aver tagliato longitudinalmente il pezzo e aver inserito il movimento nella nicchia scavata sul lato opposto. Semplice in teoria, difficile nella pratica. Per quanto sottile, il movimento impediva di conservare lo spessore originario della moneta. Il problema fu risolto sostituendo al bordo una carrure che riproduceva perfettamente la zigrinatura della moneta. Il primo coin watch Corum, fu deciso, avrebbe utilizzato la Double Eagle, cioè la moneta più amata dagli americani. E qui saltò fuori un problema ancora più grosso di quelli tecnici.
In tema di valute, come in altri settori, la legge americana è severa. Tagliare e perforare una moneta d'oro? È vietato perfino al legittimo proprietario dell'oggetto. Cominciò allora una trattativa che si chiuse con un compromesso: il reato non sarebbe stato considerato tale se commesso all'estero, cioè in Svizzera.
Superato l'ultimo ostacolo, una dozzina di Double Eagle furono presentati alla Fiera di Basilea del 1965: tutti venduti il primo giorno, presumibilmente a importatori americani. Seguirono le campagne pubblicitarie (slogan: "Time is Money") e le variazioni sul tema: coin watch ricavati dagli Eagle, Fiorini, Pesos, Krügerrand, ecc. Ma per gli appassionati il "vero" coin watch rimane il Double Eagle. E il più speciale di tutti è quello che vedete sotto.

Nel 1904, il presidente Theodore Roosevelt scrisse al Ministro del Tesoro lamentando che, sotto il profilo artistico, le monete americane erano di una "bruttezza atroce". Il Presidente pensava di avere la soluzione giusta: Augustus St. Gaudens, scultore di origine franco-irlandese, noto per bassorilievi e monumenti equestri, al quale affidò l'incarico di ridisegnare i pezzi da 20 dollari per renderli belli come le monete della Grecia antica.

St. Gaudens scelse una Libertà in cammino con torcia e ramo d'ulivo per il lato frontale e un'aquila in volo per il retro. Il prototipo, coniato nel 1907, era bello ma incompatibile con le esigenze della zecca. Fu necessario ridurre due volte il rilievo per arrivare a una matrice che permettesse di ottenere la moneta con un solo passaggio nella pressa. Nel 1907 entrò in produzione la versione "industriale", che fu coniata fino al 1916 e poi, dopo tre anni di interruzione causa la guerra, dal 1920 al 1933, quando fu promulgata la legge che vieta ai privati di detenere oro americano.

La Double Eagle di St. Gaudens è stata in produzione per 23 anni, contro i 57 della "Longacre". Più recente ma più rara, in altre parole. Questo Corum, dunque, è un pezzo affascinante. Ma con un difetto...

"La moneta americana più bella di sempre", come la definiscono gli esperti di numismatica, ospita un movimento al quarzo! Sembra un sacrilegio, ma quando l'orologio fu creato (1981 circa) la prospettiva era diversa da quella del collezionista odierno. A partire dal 1979, i movimenti al quarzo batterono ogni record non solo nella precisione ma anche nella riduzione dello spessore. Nel 1980 Eta vinse il duello con i giapponesi presentando un orologio che, tutto compreso (movimento, cassa, quadrante, lancette, vetro), stava sotto il millimetro (!) di spessore. Buona parte degli stessi addetti ai lavori pensarono che ormai non ci fosse più storia: il futuro era il quarzo. E Corum aveva una ragione in più per sperarlo: finalmente si potevano creare coin watch quasi identici alle monete anche nello spessore.

Qualche curiosità per chiudere
La moneta ha un diametro di 34,1 mm. L'orologio, a causa della carrure "aggiunta", raggiunge i 36 mm e ha uno spessore di 5. Il peso equivale a un'oncia troy (31,1 grammi) d'oro puro più un 3% d'argento e un 7% di rame. 20 dollari era, al tempo della parità aurea, il prezzo ufficiale di un'oncia d'oro. Il valore attuale del St. Gaudens si aggira sui 1.000 euro.
La piccola "S" sopra l'anno (1915 in questo caso, vedi foto sotto) significa che questo esemplare è stato coniato dalla zecca di San Francisco.
Il motto "In God We Trust", assente dal disegno iniziale per volontà del Presidente che trovava improprio mettere il nome di Dio sul denaro, fu inserito un anno più tardi causa le proteste vibranti del pubblico e del Congresso.
Visto il loro valore, le Double Eagle finivano per lo più nei caveau delle banche o erano impiegate per le transazioni commerciali internazionali, benché, in teoria, fossero utilizzabili anche per gli acquisti di tutti i giorni. Per questo Corum ne ha trovato un numero relativamente elevato in condizioni perfette, premessa necessaria per ricavarne un orologio.
Quasi tutti gli esemplari coniati nel 1933, ultimo anno di produzione, furono fusi prima che uscissero dalla zecca perché le nuove norme li avevano resi, di fatto, illegali. Le eccezioni: due esemplari in possesso dello Smithsonian Institute, una decina di provenienza dubbia, sui quali è in corso una controversia in tribunale, e uno appartenuto al re egiziano Farouk, l'unico in possesso di un privato. Che in un asta del 2002 lo acquistò per 7 milioni e mezzo di dollari.

Il Cronometro Regale di Vacheron & Constantin
"Nessun altro orologio è come il mio!" Sembra di sentirlo, il proprietario del Vacheron & Constantin - rigorosamente con la "&" come negli Anni 50 - con bracciale d'oro di cui vedete la foto. E drizzando le orecchie sembra di sentire anche il commento dei suoi amici: "Il solito sbruffone". Eppure il solito sbruffone aveva ragione. Il suo orologio era unico perché, pur indicando "solo" le ore, i minuti e i secondi, aveva una caratteristica speciale, anzi due. Il suo movimento era il solo a potersi fregiare delle due "lauree" più prestigiose dell'orologeria mondiale: il certificato di precisione rilasciato dai Bureaux ufficiali di controllo e il Punzone di Ginevra.

Piccolo promemoria. Nel 1953, quando Vacheron & Constantin lanciò il Chronomètre Royal, era entrata in vigore la regolamentazione varata nel 1951 dalla Fédération Horlogère. Essa modificava radicalmente le norme precedenti, che permettevano ai fabbricanti di compiere in casa i test di precisione, e introduceva il principio per cui poteva definirsi cronometro solo "un orologio di precisione regolato in diverse posizioni e temperature che abbia conseguito un certificato ufficiale di marcia". Il Chronomètre Royal possedeva i requisiti necessari per superare i test delle agenzie di controllo. Fin qui nulla di cui stupirsi, vista la qualità della produzione della Casa.
La novità fu l'abbinamento di tale certificato con il rispetto dei criteri imposti per fregiarsi del Punzone di Ginevra. Nato nel 1886, questo sigillo di qualità è accessibile solo ai movimenti fabbricati nel Cantone e rispettosi di determinate caratteristiche tecniche ed estetiche. Eccone alcuni. Ogni pezzo deve essere rifinito a mano; i margini dei componenti in acciaio e delle ruote del treno di ingranaggi devono essere lavorati ad anglage (smusso e lucidatura); la ruota di scappamento deve rispettare precisi limiti di peso e spessore; la corsa dell’ancora deve essere limitata da spinette fisse; è ammessa una sola tecnica di fissazione della spirale. Eccetera.
Ecco perché il proprietario di questo orologio aveva il diritto di vantarsi e avrebbe potuto continuare a farlo per 43 anni. Solo nel 1996 sarebbe apparso sul mercato un altro orologio bi-laureato. Firmato, inevitabilmente, dal rivale storico di V&C a Ginevra: Patek Philippe. Recentemente, Patek ha abbandonato il Punzone di Ginevra per lanciare il suo sigillo di qualità, mentre Vacheron gli è rimasta fedele.


Tornando agli Anni 50, propongo un confronto fotografico (sopra) tra il Calibro P1007 del Chronomètre Royal e la versione standard dello stesso movimento (in fondo alla pagina, la foto dell'orologio). A parte l'ovvia constatazione che il primo ha i secondi al 6 e il secondo al centro - ma il Chronomètre Royal era disponibile anche in quest'ultima configurazione - le differenze saltano all'occhio fin dalle iscrizioni sul ponte. Il movimento "titolato" ha 18 rubini contro i 17 dell'altro ed è regolato su cinque posizioni oltre che su diverse temperature. Inoltre, possiede un dispositivo - l'ampia leva semicircolare visibile in alto - di arresto del bilanciere. Estraendo la corona, è possibile sincronizzare l'orologio con il segnale orario.

Il quadrante è un esempio di understatement e di snobismo allo stesso tempo. Non vi appare alcun riferimento ai diplomi del movimento, né il nome del modello. L'annuncio pubblicitario è un po' meno reticente. Il ruolo di protagonista spetta al Punzone di Ginevra.

ANCORA SUL PUNZONE DI GINEVRA
Sopra, un modello del 1929 con movimento "qualité Genève" creato da Glycine. Se si pensa alla produzione della Casa dagli Anni 50 in poi, il fenomeno è sorprendente. Non solo. Questo deve essere uno dei primi orologi da polso con Punzone di Ginevra. Di certo un caso raro, se la pubblicità tiene a sottolineare "la precisione del cronometro da tasca ottenuta in un orologio da polso".
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