Il bisnonno dello Swatch si chiamava Proletario. Nacque nel 1867 da
un'intuizione di Georges-Frédéric Roskopf, orologiaio tedesco di nascita e
svizzero d'adozione, che dopo molti anni di attività nel settore creò un
orologio da tasca di prezzo abbordabile per tutti. Il brevetto era all'insegna
del risparmio nel movimento (meccanismo, 57 pezzi invece di 100), nelle
decorazioni (nessuna incisione sulla cassa) e nei materiali (l'umile ottone al
posto dell'argento o dell'oro). Mancava perfino il dispositivo di messa
all'ora: per sincronizzare l'orologio con la pendola di casa bisognava spingere
le lancette con le dita. Il Proletario - nome certamente ispirato dai movimenti
socialisti dell'epoca - ottenne un buon successo commerciale, ma dopo cinque
anni Roskopf cedette l'attività, forse perché logorato dall'ostilità dei fabbricanti
che vi ravvisavano una "svalutazione" della produzione svizzera.
Però
l'orologio gli sopravvisse ed ebbe un successo tale che la denominazione
Roskopf passò a identificare l'intera categoria degli orologi economici
svizzeri. Con l'apparizione dei prodotti orientali al quarzo, il declino fu
brusco e irreversibile. Nel 1983, proprio mentre i "roskopf"
sparivano, si affacciava sul mercato europeo il loro successore. Al quarzo, ma
sorprendentemente simile al suo bisnonno: prezzo stracciato, semplicità
costruttiva, materiali umili (plastica) e aspetto dimesso. I primi Swatch erano
come quello della foto sotto, i colori e il fenomeno di moda sono arrivati in
seguito.
Il 2013 celebra i 30 anni dall'avvento dello Swatch e i 200 dalla nascita
di Roskopf. Una coincidenza significativa e l'occasione di ricordare che lo
Swatch non ha solo un padre (Nicolas Hayek) ma anche un bisnonno.

23.2.13
21.2.13
Rosbifs, Frogs & Krauts
"I refuse to admit defeat to these Rosbifs". That was
how Jean-Michel Aulas, chairman of Olympique Lionnais, appealed to his
footballers' pride before the second leg of the Europa League tie opposing the
French club to Tottenham Hotspur from London. I write this before the match
because it is not its result that matters but the old-style derogatory name
used by the French businessman for the English. It reminds me of the Fourties, when
the Germans were the Krauts, the French the Frogs (because they actually eat
them) and the British the Roastbeefs. I used these names in my novel partially
set during WW2 to make it sound realistic, but to hear that in 2013 is just
weird. Unless Mr Aulas is really nostalgic of the times when the Roastbeefs
died by the thousands to free his country.
In the picture below, the British
War Cemetery in Ranville, Normandy.
19.2.13
Il rivoluzionario
Una dozzina d'anni fa si scherzò su un mondo impazzito in cui il rapper più famoso era bianco (Eminem) e il numero 1 del golf nero (Tiger Woods). Quanto sta accadendo ora in Svizzera è ancora più sorprendente. Il Paese-simbolo delle banche si avvia ad abbattere un caposaldo del capitalismo contemporaneo, l'avidità illimitata e incontrastata di manager-parassiti che guadagnano 200 volte più dei loro dipendenti e, quando le cose si mettono male, abbandonano l'azienda in difficoltà intascando liquidazioni milionarie.
La nemesi porta il nome di Thomas Minder (foto sotto), imprenditore che nel 2008 ha lanciato un'iniziativa contro il potere assoluto dei dirigenti nel fissare le loro stesse retribuzioni. Secondo il progetto, il parere dell'assemblea degli azionisti diventerà vincolante e le infrazioni saranno punite con il carcere e multe pesantissime. Il Consiglio Federale (Governo) ha tergiversato per anni, poi ha presentato un controprogetto che mitiga la misure più severe ma avrebbe il vantaggio di essere attuato subito dopo il referendum. Già, perché su uno dei progetti di legge più importanti del decennio sarà chiamato a pronunciarsi l'elettorato, secondo il modello della democrazia diretta elvetica.
Si voterà il 3 marzo e il "sì" parte favorito, grazie anche all'assist che gli ha fornito il consiglio d'amministrazione del colosso farmaceutico Novartis. Al supermanager uscente Daniel Vasella è stata offerta una buonuscita di 72 milioni in cambio della garanzia di non lavorare per la concorrenza. La notizia ha generato una sollevazione dal mondo politico e dalle associazioni degli azionisti, una denuncia penale, una tardiva marcia indietro da parte dell'azienda e del dirigente, nonché un formidabile incoraggiamento ai sostenitori dell'iniziativa, che secondo i sondaggi sono ormai il 60%. Forse la piccola Svizzera scriverà un grande capitolo di storia.18.2.13
Bibliography
What about a bibliography? The following is the list of the
sources I found most useful when I was writing my novel partially based on a
true D-Day story. It also features a book on everyday life and one on football in Britain during the war because these subjects appear in the novel as well. All these books make excellent reading and I strongly advise them.
You may wonder why I did not remove the post-it notes from the
unmissable The Day The Devils Dropped In before taking the pic (see below).
Well, that's to show you I actually did my homework.
It is not because my novel
is now on sale (the English version is under way) that I stopped reading on
D-Day. I am currently tackling the much-talked about D-Day - The battle for Normandy
by Antony Beevor.
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Stephen E. Ambrose: Pegasus Bridge - D-Day: The daring British airborne raid, Pocket Books (UK), 2003.
Neil Barber: The day the Devils dropped in - The 9th Parachute Batallion in Normandy, Pen & Sword Aviation (UK), 2007.
Georges Bernages: La nuit des Paras, Hors série Historica, Heimdal (France), 2002.
Georges Bernages: Les Paras du Jour J, Hors série Historica, Heimdal (France), 2002.
Thomas Koenig, Adrian van der Meijden: On his Majesty's service - Watch, Wrist, Waterproof, Horological Journal (UK), agosto 2008.
Olivier Richard: Paras Britanniques - Les unités, l'équipement et les opérations des "Red Devils", E-T-A-I (France), 2010.
Anton Rippon: Gas masks and goal posts - Football in Britain during WW2, Sutton Ltd. (UK), 2007.
Carl Shilleto: Merville battery and the Dives bridges, Pen & Sword Military (UK), 2011.
Michael Strong: Sid's war, M. Strong (UK), 2012.
Maureen Waller: A family in wartime - How the Second Wolrd War shaped the lives of a generation, IWM-Conway (UK), 2012.
Herbert David Ziman: Instructions for British servicemen in France 1944, Bodleian Library, University of Oxford (UK), 1995.
Che ne dite di una bibliografia? La lista precedente comprende le
fonti che ho trovato più utili mentre scrivevo il mio romanzo parzialmente
basato su una storia vera del D-Day. Ne fanno parte un libro sulla vita di
tutti i giorni e uno sul calcio nel Regno Unito durante la guerra perché anche
questi argomenti appaiono nel romanzo. Tutti questi libri sono eccellenti e li consiglio senza riserve. Quanto ai siti internet, pubblicherò la
lista in uno dei prossimi post.
Se vi chiedete perché non ho rimosso i post-it dalle pagine dell'indispensabile
"The day the devils dropped in" prima di fotografarne la copertina,
la risposta è semplice: volevo dimostrarvi che ho effettivamente fatto il
compito.
Non ho smesso di leggere
sul D-Day solo perché il mio romanzo è già in vendita. Attualmente sto
affrontando il famoso "D-Day - The battle for Normandy" di Antony
Beevor.
15.2.13
L'Impero
Le esportazioni crescono a due cifre ogni anno, a tre nelle economie
emergenti; le imprese investono su progetti e impianti produttivi sempre più
grandi; la disoccupazione è sconosciuta per il semplice motivo che non ci sono abbastanza
addetti per riempire i posti disponibili. Cronache di Marte? No. Vengono da un
pianeta molto più lontano (dal mondo reale): quello dell'industria orologiera
svizzera. Se il mercato europeo segna il passo, stritolato da una recessione
senza fine, e l'America fatica a rimettersi in piedi, basta cambiare
(parzialmente) canale e rivolgersi ai nuovi ricchi dell'Asia, avidi di prodotti
di lusso e, soprattutto, in grado di acquistarli. Non è il primo, e con ogni
probabilità nemmeno l'ultimo, dei miracoli compiuti dagli orologiai svizzeri:
basti pensare a come sono tornati in auge trent'anni fa dopo la tempesta del
quarzo orientale, che sembrava destinata a spazzarli via. L'Impero celebrerà i
propri fasti in primavera, come sempre. Ma l'edizione 2013 di Baselworld si
aprirà (25 aprile) con una novità. La più grande fiera orologiera del mondo avrà
uno scrigno nuovo di zecca, 141.000 metri quadrati di spazio espositivo
progettati da Herzog & De Meuron, star basilesi e mondiali
dell'architettura, per un costo di 350 milioni di euro. Cronache di Alfa
Centauri.
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