"È
come se i Veterani avessero
il potere di riportare in vita
questi luoghi e quei
giorni."
Una
conversazione con Neil Barber, autore di "The Day The Devils Dropped
In"
Ho il piacere di dare il benvenuto al primo ospite d'eccezione delle pagine dedicate a "L'orologio con le ali": Neil Barber, autore of "The Day The Devils Dropped In", lettura indispensabile per chiunque sia interessato all'assalto dei Para britannici alla Batteria di Merville nelle prime ore del D-Day, e preziosa fonte d'informazioni per la parte storica di "L'orologio con le ali". I temi della conversazione sono il cammino che l'ha portato a diventare uno degli storici più prestigiosi della seconda guerra mondiale, i suoi libri, le visite in Normandia, i Veterani, il significato delle imminenti celebrazioni del 70esimo anniversario del D-Day, e molto altro ancora. Un'altra lettura indispensabile, dunque.
La prima di una serie di fotografie che ritraggono Neil Barber con i veterani della Battaglia di Normandia. Qui è con Harry Gray
Chi è Neil Barber quando non scrive libri storici?
Ho
una formazione da perito meccanico, quattro anni di apprendistato presso il
Ministero della Difesa molto tempo fa. Dopo 35 anni di servizio, ho lasciato
nel 2011 quando l'intero dipartimento è stato chiuso. Senza pensarci sopra,
senza calcoli sui costi: semplicemente chiuso! Trovo scandaloso (e tragico) ciò
che una serie di Governi incompetenti ha fatto al Ministero, ma questa è
un'altra storia...
Abbastanza
presto, in un primo tempo grazie a programmi Tv come "All our
yesterdays", "Winston Churchill" e "Dad's Army". Poi,
da adolescente, sono stati film come "La battaglia d'Inghilterra",
"Il giorno più lungo", "La grande fuga", "I guastatori
delle dighe", "La giungla degli implacabili", solo per citarne alcuni.
L'altra influenza decisiva è venuta da mio zio, Jeff Haward. Nel 1940 ha
combattuto con il Battaglione 1/7th del Reggimento Middlesex in Francia ed è
stato evacuato dalla spiaggia di Dunkerque, poi è stato ad El Alamein, in
Sicilia, in Normandia e nel Nord Europa, ed è stato decorato con la Medaglia
Militare per un'operazione nel Reichswald.
A scuola, quando avevo 14 anni, non ho scelto Storia
tra le materie complementari perché non ero convinto che mi avrebbe dato di che
vivere - decisione corretta, probabilmente! -, però il mio interesse è rimasto
vivissimo, in particolare attraverso la lettura di libri su ogni aspetto della
Seconda Guerra Mondiale, mentre si sviluppava anche un interesse più pronunciato
per la Prima Guerra Mondiale.
Naturalmente,
più leggevo (e maturavo), più mi rendevo conto di quanto sia stato duro vivere
in quegli anni di guerra, e più aumentava la comprensione per ciò che quelle
generazioni avevano sofferto e conquistato. Nell'intera storia moderna della
Gran Bretagna non c'è mai stato un evento significativo quanto la Seconda
Guerra Mondiale. Mai le ragioni per combattere una guerra sono state così
importanti. Dopo Dunkerque, il Paese era letteralmente in ginocchio, a un passo
dalla disfatta. Perciò, mi sono chiesto, come avrei potuto vivere in questo
Paese, insieme a questa gente, senza conoscere un momento vitale della sua
storia? Per me è diventato indispensabile imparare ciò che questi uomini e
queste donne avevano sopportato e come alla fine ce l'avevano fatta. Da allora
è sempre stato così.
Credo
che la svolta, la spinta a fare qualcosa di concreto, sia arrivata nel 1984. Mi
hanno regalato un romanzo intitolato "Covenant with death"
("Patto con la morte", ndr) che, sebbene si trattasse di narrativa,
era basato sulla storia di un "Battaglione di amici" nel primo giorno
della battaglia della Somme, 1. luglio 1916. È strano perché in genere non
leggo romanzi, e francamente non ricordo perché ho letto questo. Comunque era
un libro eccellente e mi ha spinto a leggere di più sulla battaglia.
L'anno
dopo, ho cominciato a visitare i campi di battaglia del Fronte Occidentale, e
poi ho continuato per otto anni. Come fanno tanti altri, mi documentavo
attraverso racconti personali, diari di guerra, eccetera prima di visitare le
zone armato di mappe delle trincee. A parte le fotografie che scattavo, l'unico
risultato di queste attività era la soddisfazione personale. Un'esperienza
davvero gratificante. Ora mi rendo conto che era anche il mio apprendistato
perché mi ha donato il gusto del dettaglio.Come sei arrivato alle ricerche sul D-Day, i Para britannici e Merville?
Nel 1993 sono "tornato" alla Seconda Guerra Mondiale e ho visitato la Normandia per la prima volta, cominciando da Utah Beach e percorrendo la costa fino a un luogo chiamato Batteria di Merville. Non potevo immaginare che per me sarebbe diventato così importante.
L'anno seguente ci tornai con lo zio Jeff, che mi
accompagnò allo Château St-Côme e mi spiegò che era stato teatro di
combattimenti feroci. Non l'avevo mai sentito nominare e così, ancora una
volta, la curiosità mi spinse a fare delle ricerche. Mi resi conto che il 9. Battaglione
Para era stato protagonista della battaglia e così chiesi a un paio di veterani
di raccontarmi ciò che era accaduto. Da quel momento la palla di neve è
diventata una valanga perché, con mia grande sorpresa, nessuno di loro chiese
"Chi diavolo sei tu?" Dal Generale al Brigadiere fino al soldato
semplice sono stato tutti prodighi di informazioni. Ne ho approfittato per
sondare ogni dettaglio e dopo cinque anni di interviste a tutti coloro che
riuscivo a rintracciare, seguendo ogni traccia possibile, è uscito "The
day the Devils dropped in" ("Il giorno in cui i Diavoli si
lanciarono").
In seguito, l'interesse per la zona e le azioni della
6. Divisione aviotrasportata mi hanno portato a dedicare gli ultimi 20 anni allo
studio delle vicende della Divisione in Normandia.
Dopo "The
Day the Devils Dropped In", l'evoluzione naturale non poteva che essere
l'applicazione dello stesso metodo all'operazione "Colpo di
mano". In capo ad altri cinque
anni, è uscito "The Pegasus and
Orne Bridges - Their Capture, Defence and Relief on D-Day" ("I ponti Pegasus e sull'Orne -
La cattura, la difesa e il rimpiazzo durante il D-Day").
Gli altri due libri sono biografie di uomini che ho incontrato durante le mie ricerche: "Fighting with the Commandos" ("Combattere con i Commando") su Stan Scott del Commando N. 3 e "Parachute doctor" ("Medico paracadutista") su david Tibbs, che ha fatto parte del 225. Field Parachute Ambulance e del 13. Battaglione Para.
Dopo tanti incontri con i Veterani, puoi dire che hanno qualcosa di più profondo in comune che l'addestramento e l'esperienza di guerra?
C'è qualcosa di più profondo, effettivamente, ma è qualcosa che non può prescindere dall'addestramento, dall'orgoglio di avere conquistato e indossato il basco rosso, e soprattutto dalla battaglia. Questo legame di esperienze condivise sembra diventare più forte mano a che i Veterani diminuiscono di numero.
Neil con i compianti Geoff Pattinson e Mick Cordoy
Ci sono episodi legati al progetto "The day the Devils dropped in" che ti sono rimasti impressi ma che che non hai potuto inserire nel libro perché non riguardavano direttamente la vicenda?
Non mi vengono in mente episodi particolari, ma ricordo che trovai un po' frustrante non poter citare il Generale Sir Napier Crookenden nel testo, a causa del periodo ristretto di cui mi occupavo. Molti anni fa ha scritto e autopubblicato un libro intitolato "The 9th Parachute Battalion – The First Six Days" ("Il 9. Battaglione Para - I primi sei giorni"), benché avesse assunto il comando del Battaglione solo diverso tempo dopo. Mi consentì di usare i racconti autentici che facevano parte del suo libro. È difficile spiegare in poche parole quanto fossero straordinari quest'uomo e la vita che ha vissuto. Però spero che riuscirò a inserire qualcosa sulla sua assunzione del comando del 9. Battaglione nella versione aggiornata del libro.
Puoi anticipare qualcos'altro sulla seconda edizione?
La
pubblicazione, dodici anni fa, ha provocato reazioni da parte di veterani di
cui non conoscevo l'esistenza, che si sono fatti avanti e mi hanno consentito
di realizzare nuove interviste. Anche diversi familiari si sono offerti di
fornire informazioni. Inoltre, sono diventati di pubblico dominio alcuni
documenti di importanza vitale. La loro analisi e interpretazione ha consentito
di raccogliere ulteriori dati sul lancio della notte precedente il D-Day, sul
numero dei dispersi, sulle rotte di volo, tutta una serie di piste da seguire
per le ricerche. Ci saranno nuove fotografie dei protagonisti e versioni
migliorate di quelle esistenti. In tutto, ci vorranno almeno tre anni prima prima
della pubblicazione.
Nel
frattempo, pubblicherò il libro esistente in tutti i formati E-book. La
differenza tra questa versione e quella cartacea consisterà principalmente
nelle foto di qualità nettamente più elevata, alcune delle quali sono state
migliorate. Inoltre, l'Appendice sugli aspetti più controversi dell'operazione
è stata aggiornata alle conoscenze attuali.
Cosa significano per te
le visite in Normandia? E quella del 2014 in particolare?
In
quanto membro del Comitato della Batteria di Merville, vado in Normandia diverse
volte ogni anno. Si tratta sempre di occasioni speciali. Sono accadute tante
cose in quest'area così piccola che ci si sente letteralmente circondati dalla
storia. Ovviamente, quando sono presenti i Veterani, l'emozione è ancora più
grande. È come se avessero il potere di riportare in vita questi luoghi e quei
giorni. Un'ottima cosa perché, anche se sappiamo che furono momenti terribili,
per alcuni giorni i caduti tornano in primo piano. Non sono stati dimenticati,
certamente, ma in questi giorni speciali sono più amati che mai.
L'importanza
del 2014 consisteva nel fatto che si trattava dell'ultima grande commemorazione alla
quale i veterani partecipavano in numero relativamente elevato. I
frequentatori abituali continueranno a tornare fino a quando rimarranno in
vita, ma in seguito il declino sarà inevitabile. Ricordo di aver assistito al
70esimo anniversario della battaglia della Somme, nel 1986. Non riesco a
credere che il tempo è passato così in fretta e che ora ci troviamo nella
stessa situazione in Normandia. È una constatazione che mi rattrista.La casamatta 2 della Batteria di Merville. La bandiera è quella dell'Aviotrasportata britannica (Bellerofonte sul cavallo alato Pegaso)
Che ne pensi del fatto
che il settore britannico del D-Day è stato scelto come palcoscenico principale
delle celebrazioni del 70esimo anniversario (la cerimonia ufficiale ha avuto luogo
a Ouistreham, nei pressi di Caen e Merville; ndr)?
Un'idea
magnifica. Ciò che hanno fatto i britannici, i canadesi, i francesi, i
polacchi, i belgi, gli olandesi e le altre unità alleate durante la Battaglia
di Normandia è ampiamente sottovalutato. Questa è stata una grande occasione per
mostrare al mondo intero che le loro imprese e il loro sacrificio sono stati
importanti quanto i successi dell'esercito americano. Senza di loro, in
effetti, le forze americane non avrebbero potuto sfondare a partire dalla testa
di ponte come hanno fatto.
C'è un luogo che non
manchi mai di visitare, a parte i più scontati come la Batteria di Merville, il
cimitero di Ranville e l'incrocio di Le Mesnil?
Sì.
È un posto speciale, privo di indicazioni: il sentiero di campagna dove il
gruppo del Brigadiere Hill, che si stava avviando verso la Batteria per
scoprire com'era andato l'attacco, fu bombardato da aerei alleati. È un'altra
circostanza su cui ho cercato di raccogliere informazioni più dettagliate fin
dall'uscita del libro, e ora ne so molto di più su chi faceva parte del gruppo
e su quanto accadde in seguito. Per gli uomini della 3. Brigata James Hill era
un Semidio. Negli Anni 90 e fino alla sua ultima visita in Normandia, nel 2004,
quando si spargeva la voce che sul ferry in arrivo dall'altra sponda della
Manica c'era anche lui, si diffondeva un mormorio sul molo, un'ammirazione e
uno stupore che non avevo mai conosciuto prima. Era quasi tangibile. Sono
immensamente onorato di averlo incontrato e orgoglioso che abbia scritto la
prefazione di "The day the devils dropped in". L'ho visto per
l'ultima volta nel 2004, dopo che era riuscito soprendentemente a camminare
dall'incrocio di Ranville fino al cimitero. Poco dopo, lo vidi seduto nella
sala dall'altra parte della strada e trovai il coraggio di avvicinarmi per
dirgli buon giorno. Abbiamo parlato per qualche minuto e per tutto il tempo mi
ha tenuto la mano. Era chiaro che si sentiva frustrato dalle proprie difficoltà
fisiche, ma lo sguardo era fiero. Ho faticato a trattenere le lacrime.
Quest'uomo sarà per sempre una leggenda dell'Aviotrasportata.
Come vedi il futuro,
quando i Veterani non ci saranno più e il pubblico dovrà celebrare da solo le
loro imprese?
Purtroppo
non è un futuro molto lontano, ma sono convinto che la frequentazione delle
cerimonie diventerà ancora più grande. È già accaduto per l'interesse e le
commemorazioni della Grande Guerra.Due "reenactors" dell'Associazione Francia 44
Che ne pensi dei
"reenactments" (ricostruzioni ad opera di gruppi di appassionati con
copie delle uniformi e delle armi d'epoca, ndr)?
Credo
che avranno un ruolo sempre più significativo negli omaggi alla memoria. Però è
indispensabile che tutto sia fatto nel modo giusto e per le ragioni giuste.
L'attenzione al dettaglio è di importanza primaria.
C'è qualcosa in più che
si potrebbe fare per promuovere il ricordo, in Normandia come nel Regno Unito?
Non
direi. Negli ultimi dieci anni, nel Regno Unito, l'interesse per il periodo
bellico è cresciuto in modo spettacolare presso tutte le fasce d'età, e ora il
tema fa ufficialmente parte del programma scolastico. Però il livello dei
documentari tv può migliorare. Nella maggior parte dei casi, ci si limita a
riproporre vecchie storie, alcune delle quali sbagliate. La risposta sta nel
dettaglio. I produttori sembrano preoccuparsi solo di fare divulgazione per il
grande pubblico, ma se provassero a scavare nel dettaglio di certi episodi
scoprirebbero che i fatti sono molto più interessanti della fiction.Dove ti possono trovare i lettori sul web?
Su Facebook gestisco un forum dedicato a "The day the Devils dropped in".
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