1.1.15

AUGURI!

Un calendario per registrare i momenti più belli. Buon 2015!

 

24.12.14

Auguri!


Buon Natale a tutti i lettori passati, presenti e futuri!
Merry Christmas to all readers past, present & future!
Joyeux Noël à tous les lecteurs passés, présents et à venir !



15.12.14

"Una lettura eccellente"


Sulla barra laterale sinistra di questo blog trovate alcune recensioni di L'orologio con le ali pubblicate da GoodReads, il più grande club di lettura virtuale del mondo. Tra le recensioni che non appaiono qui ce n'è una che mi fa particolarmente piacere perché l'autore è Paul Woodadge, che i frequentatori della Normandia conoscono come una delle guide turistiche più informate sugli eventi del D-Day e dei mesi seguenti. Ecco ciò che scrive sulla pagina amazon britannica di Wingwatch:
Una lettura eccellente 
In genere leggo poco la narrativa, infatti questo libro mi è stato regalato. Poiché nutro un grande interesse per la battaglia di Normandia - in effetti mi guadagno da vivere guidando i turisti sui luoghi dei combattimenti - pensavo che avrei preferito i capitoli del libro ambientati nel 1944 e all'inizio è stato davvero così. Ma nel giro di poche pagine è la storia moderna che mi ha catturato. Sono stato conquistato dalla sequenza degli eventi, dalle coincidenze e dal modo con cui emergono i retroscena sull'orologio. Non ho nulla da eccepire sui dettagli storici relativi alla Seconda guerra mondiale e mi piace lo stile gradevole di questo narratore debuttante. Ne ho apprezzato ogni pagina al punto da finire il libro in due giorni.

 

2.12.14

Mamma mia! Il ritorno degli Abba


A volte, la revisione del passato risponde a esigenze di correttezza politica. Esempio: per non urtare la suscettibilità dei tedeschi, è ormai usuale attribuire le malefatte degli Anni 1939-1945 ai "Nazisti". A me suona strano perché non ho mai sentito mia madre, che ha vissuto gli anni dell'occupazione, pronunciare la parola "Nazisti". Per lei erano tedeschi, punto e basta. Pazienza. Il bene supremo della riconciliazione giustifica qualche licenza.
Altre volte, la revisione ha finalità opposte, cioè punta a correggere gli errori commessi in nome della correttezza politica. Prendiamo gli Abba. Dopo il successo del musical e del film Mamma mia, che non ho visto perché mi irritano le storie in cui i protagonisti, per ragioni che mi sfuggono, smettono di parlare per mettersi a cantare, il gruppo è diventato oggetto di culto e i suoi componenti si sono trasformanti agli occhi del mondo in ciò che non erano stati né durante la loro carriera né nei dieci anni successivi allo scioglimento. Instancabili perfezionisti, maghi dell'arrangiamento, innovatori, autori (i maschietti) di melodie immortali che hanno accompagnato due generazioni, interpreti (le ragazze) eccezionalmente dotate, e così via. Non passa mese senza che uno dei network francofoni o anglofoni visibili a casa mia mandi in onda una biografia del gruppo, interviste di ieri e di oggi, filmati di concerti degli Anni 70, il tutto accompagnato dalle riflessioni nostalgiche di critici e fan sulla grandezza dei quattro.


Ha tutta l'aria di un risarcimento, più che di una revisione. Chi ha la mia età potrebbe ricordare com'era trattata la produzione del gruppo dalla quasi totalità della critica italiana. Solo recentemente, attraverso le ricostruzioni di cui sopra, ho imparato che all'estero non andava meglio. Musica "commerciale", era l'insulto ricorrente. Come se il successo non fosse in cima alle ambizioni degli altri gruppi e cantanti. Perfino nella loro Svezia una parte degli addetti ai lavori aveva ostracizzato Agnetha, Benny, Björn e Anni-Frid. Che si consolavano con i milioni di dischi venduti, ma un po' ci soffrivano.
Perché questo livore? Invidia? Anche, ma direi soprattutto conformismo. Quello di un epoca in cui i musicisti avevano l'obbligo di essere "impegnati" e di "portare avanti un discorso", naturalmente "nella misura in cui". Tic lessicali e comportamentali degli Anni 70, spariti senza lasciare tracce se non nel ricordo di chi ne è stato testimone diretto come il sottoscritto.
A questo proposito, devo confessare che, come altri diciottenni ansiosi di integrarsi, non avevo la forza di pensare con la mia testa e di ascoltare con le mie orecchie. Avevo sì un 45 giri degli Abba - proprio Mamma mia - ma non mi passava nemmeno per la testa di comprare un LP. Che figura ci avrei fatto con gli amici? Così, oltre ai Pink Floyd e ai King Crimson che mi piacevano davvero, mi sentivo in obbligo di ascoltare conati artistici "impegnati" e pallosissimi con la puzza sotto il naso di chi commisera dall'alto le frivolezze della "musica commerciale". Degli Abba era consentito discutere solo per fantasticare su una notte con Agnetha, la bionda del gruppo.
Adesso molti dicono che gli Abba erano grandi, ma quasi nessuno può pronunciare il classico "Io l'avevo detto".

 

27.11.14

Eroi di Normandia

Fallen Heroes of Normandy è un sito internet dedicato ai caduti britannici e del Commonwealth che riposano nei cimiteri della Normandia. Tra di loro, molti paracadutisti del 9. Battaglione che parteciparono alla presa della batteria di Merville e, successivamente, alla difesa del Castello St-Côme. 


La foto in bianco e nero mostra il soldato semplice Peter Sanderson, che aveva 19 anni il 12 giugno 1944. Sei giorni dopo il D-Day, i tedeschi bombardarono pesantemente le posizioni difese dal 9. Battaglione e poi portarono l'ennesimo attacco, che fu respinto come i precedenti.


Il soldato Sanderson si trovava con la sua mitragliatrice nei pressi dell'albero che si nota dietro la targa commemorativa della foto sopra. La postazione fu centrata da un colpo di mortaio: Sanderson morì sul colpo e i suoi compagni furono feriti gravemente. Un giorno più tardi, dopo una settimana di combattimenti passati quasi senza dormire né mangiare, ciò che rimaneva del 9. Battaglione - 150 uomini dei circa 700 che erano partiti dall'Inghilterra - fu rimpiazzato e inviato su un altro fronte operativo.

Nella pagina L'orologio con le ali - Gli eroi trovate altre storie di Paracadutisti britannici impegnati nella battaglia di Normandia.





29.10.14

Extra time - L'intervista impossibile

Stanchi delle solite interviste ai protagonisti dell'orologeria contemporanea? Delle domande complici e delle risposte prefabbricate? Degli inserti pubblicitari spacciati per inchieste? Dei reportage che sembrano film Luce del Ventennio? Se è così, ecco ciò che fa per voi. Un incontro esclusivo con il più brillante dei Supermanager che fanno tendenza nel mondo dell'alta orologeria. Dinamico, geniale, unico, lo scacciacrisi per eccellenza. Con un solo difetto: non esiste.

Ciò che leggerete in Extra time è del tutto falso. Ma forse non impossibile.



15.9.14

Chi ha paura dell'Apple Watch?




C'è chi sostiene che il neonato AppleWatch (sopra, foto Apple) è una minaccia per l'industria orologiera svizzera. Non sono d'accordo. Sarebbe come dire che i fast food sono concorrenti temibili per la gastronomia d'alta gamma. I primi hanno invaso le nostre città, ma la seconda è più viva che mai. Logico: si tratta di prodotti diversi che si dirigono a fasce di pubblico diverse.
I riferimenti alla rivoluzione del quarzo, che rischiò di spazzare via l'orologeria svizzera una quarantina d'anni fa perché gli addetti ai lavori ne sottovalutarono la portata, mi sembrano fuori luogo. Il quarzo cambiò la percezione stessa dello strumento per la misura del tempo. Fino al 1969 si sceglieva un orologio in base alla sua precisione e il prezzo saliva in proporzione alle prestazioni cronometriche. I primi orologi da polso al quarzo confermarono l'assioma perché erano talmente costosi da tenere alla larga la grande maggioranza dei compratori. A metà degli anni 70 i prezzi crollarono e l'orologio digitale al quarzo divenne un prodotto da supermercato. Fu per questo che due terzi delle Case svizzere, impossibilitate a rispondere sul piano dei costi, sparirono dalla scena. Chi riuscì a salvarsi tornò a riveder le stelle intorno al 1984-85, scegliendo la strada che ha portato a trent'anni di boom quasi ininterrotto: l'orologio d'alta gamma creato e commercializzato non più come segnatempo, ma come scrigno di valori storici, tecnologici, artistici, oggetto di culto per gli appassionati di lunga data e status symbol per i nuovi ricchi. Nessun rappresentante di queste categorie porta un orologio da 10.000 euro perché ha bisogno di sapere che ora è. Per questo gli basta il display del telefono portatile.
Detto questo, è lecito chiedersi se la novità può creare problemi agli orologi svizzeri di media gamma. Il primo nome che viene in mente è Tissot, che con il suo T-Touch presidia una nicchia di mercato esposta all'attacco di Apple. Da Le Locle rispondono che hanno cominciato a studiare la contromossa molto prima della presentazione dell'Apple Watch. E se fosse proprio necessario battere in ritirata, aggiungo io, Tissot ha i mezzi per spostarsi verso il vertice della piramide come la maggior parte dei produttori svizzeri. Che, va tenuto presente, rappresentano circa il 50% del fatturato mondiale pur fabbricando appena il 3% degli orologi. La filosofia industriale e gli obiettivi commerciali sono differenti - per non dire opposti - da quelli di Apple. Dunque a doversi preoccupare dell'orologio "connesso" saranno soprattutto i concorrenti dello stesso segmento di mercato.

 

2.9.14

Video

Immagini e testimonianze sull'attacco dei Paracadutisti britannici alla Batteria di Merville (Normandia) nelle prime ore del 6 giugno 1944 (D-Day). L'episodio è al centro del romanzo "L'orologio con le ali". Gli autori del filmato sono Francesco Di Cintio ed Eleonora Materazzo.



26.8.14

Errare humanum est

Balotelli: "Ho sbagliato a tornare in Italia". Spero che non ripeta l'errore.

 

8.7.14

Lettera di un paracadutista

"Quando riceverete questa lettera, saprete già che il mio indirizzo postale è cambiato..."


Questa lettera è in mostra presso l'esposizione temporanea "I 100 oggetti della battaglia di Normandia", ospitata dal Memoriale di Caen fino al 31 dicembre prossimo. Il suo autore è Alex Ellis Flexer, caporale della Compagnia C del 1° Battaglione Paracadutisti Canadese, che la scrisse ai familiari in quella che credeva fosse la vigilia del suo lancio sulla Normandia. In realtà, il D-Day fu posticipato di 24 ore... Continua a leggere.

 

14.6.14

VIP

Ebbene sì. Mi piace molto essere fotografato con i (veri) VIP. Geoff Pattinson (9. Battaglione) e il vostro umile servitore.




4.6.14

Promozione del 70° anniversario!

"L'orologio con le ali" partecipa alle celebrazioni 2014 del D-Day offrendo un'opportunità unica ai lettori. La versione digitale (amazon/Kindle) del romanzo sarà scaricabile gratuitamente il 5, 6 e 7 giugno. Non mancate questa occasione! http://tinyurl.com/mfl9oj4
E se visitate la Batteria di Merville il 5 giugno, venite a trovarmi nella zona delle dediche. Sarò felice di firmare la vostra copia della versione stampata.





Ouistreham oggi

Ouistreham oggi. Il 6 giugno sarà la capitale del mondo. La regina Elisabetta, Obama, Putin, Hollande, Merkel...






28.5.14

La montre ailée





È uscita versione francese di "L'orologio con le ali". In versione cartacea e digitale. Sopra, il video. Sotto, la copertina.








Wingwatch





"L'orologio con le ali" in inglese. Ecco il video di Wingwatch

5.5.14

I fischi dell'Olimpico


Il sabato sera dell'Olimpico e dintorni differenzia l'Italia dal resto del mondo occidentale perché ha fatto emergere un elemento inedito. Non le violenze fuori dallo stadio. Non la trattativa del capitano e dei dirigenti di una squadra con un pregiudicato. Non la testimonianza di solidarietà a un criminale sbandierata su una maglietta. E nemmeno l'impotenza dello Stato. Scene già viste come l'indignazione rituale del dopo, i "mai più", le promesse di riscatto che nessuno finge più di prendere sul serio. 
La vera novità sono i fischi tributati da una parte consistente (maggioritaria?) dello stadio all'inno nazionale. Qualcuno riesce a immaginare una scena simile a Madrid, nella Spagna provata dalla crisi economica e attraversata dalle rivendicazioni autonomiste? O a Parigi, nella Francia del Presidente più impopolare di sempre, dove prima della finale di Coppa sono stati eseguiti due inni - quello della Bretagna in omaggio alle due squadre e la Marsigliese, cantata da tutti? O a Londra, epicentro di un Regno Unito dove le tenzioni razziali e religiose sono forti, ma la solidarietà ai fanatici che assassinarono un soldato nel 2013 quasi inesistente? O negli Stati Uniti dei cittadini armati fino ai denti e delle stragi nelle scuole, dove l'inno prima della finale del Super Bowl è un rito religioso? 
La risposta è no, ovviamente. E se mai qualcosa di simile dovesse accadere, probabilmente sarebbe una buona ragione per annullare la partita.
Parafrasando Neil Armstrong: quello di sabato sera è stato un piccolo passo per uno stadio, ma a me è sembrato anche un grande balzo verso la barbarie per un Paese intero.





14.4.14

Cimiteri di guerra a Faenza

Sono cresciuto a Faenza, città di 55.000 abitanti che ha la caratteristica insolita di ospitare ben due cimiteri di guerra del Commonwealth. Sabato scorso, mentre mi trovavo da quelle parti, sono tornato a visitarli e ho scattato qualche foto.


Nel sito più piccolo  sono sepolti 54 militari della Prima guerra mondiale (41 britannici) che morirono in questa zona quando Faenza era il quartier generale di un'area che faceva parte delle vie di comunicazione terrestri, e ospitava un deposito per l'approvigionamento e un ospedale militare.


La piccola porzione di terreno fa parte del cimitero comunale. Quando ho cercato notizie sul sito della Commissione per i cimiteri di guerra del Commonwealth ho notato che c'era solo un'immagine generica al posto di una foto autentica. Ho usato la pagina Contatti per comunicare che, se lo desideravano, avrei trasmesso volentieri le mie foto. Ora sono pubblicate nella pagina dedicata al luogo. 



L'altro sito faentino è uno dei dieci cimiteri di guerra del Commonwealth più grandi d'Italia riservati ai caduti della Seconda guerra mondiale. Vi trovano posto le tombe di 1.152 soldati, in massima parte britannici (856) e neozelandesi (224).


L'avanzata degli Alleati in Italia rallentò durante l'inverno 1944-1945 e questa zona conobbe diversi mesi di guerra di posizione, che rese necessaria la creazione di un cimitero per le numerose vittime. Come indica la mappa sulla placca metallica, Faenza si trovava appena sopra la Linea Gotica. Le linee rossa e verde si riferiscono all'avanzata dell'Ottava e Quinta Armata.


Durante la visita, ho incontrato un anziano signore di Bristol che visitava la tomba del fratello Isaac, 32 anni al momento del decesso. Isaac faceva parte del Reale Reggimento Corazzato. Morì l'11 aprile 1945, lasciando la moglie e quattro figli.


Suo fratello Douglas, 18enne all'epoca, si fece tatuare sul petto la foto di Isaac. È la stessa foto che si trova ai piedi della lapide. Era appesa a un muro nella casa dei loro genitori fino al giorno prima della morte di Isaac, quando cadde sul pavimento.

 

9.4.14

L'OROLOGIO CON LE ALI en français!

La version française de L'OROLOGIO CON LE ALI, dont le titre provisoire est 'La montre aux ailes', paraîtra au mois de juin prochain. Entre temps, vous pouvez en lire la présentation et les trois premiers chapitres sur le site WINGWATCH. Bonne lecture !


La versione francese di L'OROLOGIO CON LE ALI (titolo provvisorio: "La montre aux ailes") sarà pronta in giugno. Nel frattempo, chi vuole rinfrescare la conoscenza della lingua trova la presentazione e i primi tre capitoli sul sito WINGWATCH.


13.2.14

Pubblicità d'epoca da Lancette & C. e Rolex dalla A alla Z



Diaporama con immagini pubblicitarie d'epoca tratte da Lancette & C. e Rolex dalla A alla Z, i miei libri sugli orologi.

A slideshow of vintage ads taken from Lancette & C. and Rolex dalla A alla Z, my books about watches.